Un oggetto ritrovato nel canale di Tromello potrebbe riscrivere la storia del delitto di Chiara Poggi a Garlasco. Dopo quasi diciotto anni, il martello segnalato come scomparso dalla casa della vittima nel 2007 è stato individuato e presenta compatibilità con le lesioni mortali.

Le indagini coordinate dalla Procura di Pavia e dai Carabinieri del RIS hanno portato al recupero dell’attrezzo durante una perlustrazione mirata nel corso d’acqua. Il ritrovamento non è isolato: accanto al martello è emerso anche un bracciolo in ferro, rinforzando il sospetto di un occultamento intenzionale.
La scoperta scuote le fondamenta di un caso giudiziario tra i più dibattuti in Italia. La dinamica ufficiale, che ha visto Alberto Stasi, fidanzato della vittima, assolto in via definitiva dopo un iter processuale lunghissimo, potrebbe ora essere rimessa in discussione da questa prova fisica finora mancante.
Le analisi preliminari sul martello indicano una corrispondenza tra forma, dimensioni e peso e le ferite riportate da Chiara Poggi, trovata assassinata nella sua abitazione il 13 agosto 2007. Gli investigatori sottolineano la necessità di prudenza, ma ammettono che il contesto rende il ritrovamento altamente significativo.
Il luogo del ritrovamento, vicino a una casa disabitata di proprietà di una famiglia già nota alle cronache del caso, si collega a una testimonianza rimasta inascoltata per anni. Un uomo avrebbe riferito di aver visto, nel 2007, una ragazza gettare qualcosa nello stesso tratto di canale.
La domanda che agita gli ambienti giudiziari è chiara: perché questo testimone ha parlato solo ora? Gli inquirenti non escludono che la persona abbia temuto ritorsioni o abbia subito pressioni per mantenere il silenzio, un silenzio durato quasi due decenni.

Ora la parola passa alle analisi di laboratorio. I tecnici del RIS sono al lavoro per cercare tracce biologiche, impronte digitali o residui di DNA sul martello e sul bracciolo. Sarà questo esame scientifico a determinare se gli oggetti siano concretamente riconducibili alla scena del delitto.
Parallelamente, gli investigatori riaprono i fascicoli per riesaminare ogni dettaglio alla luce della nuova scoperta. In particolare, vengono rivisti gli orari e i movimenti dei soggetti coinvolti, già oggetto di divergenze nelle ricostruzioni processuali.
La difesa di Alberto Stasi, attraverso i suoi legali, ha già annunciato che seguirà con attenzione gli sviluppi, ribadendo la fiducia nelle sentenze di assoluzione definitive. Tuttavia, l’emergere di una possibile arma del delitto cambia radicalmente lo scenario.
Alcuni avvocati delle parti civili, rappresentanti la famiglia Poggi, stanno valutando la possibilità di richiedere formalmente la riapertura del caso. Una decisione che la Procura prenderà solo dopo aver ricevuto i risultati definitivi delle perizie in corso.
L’ipotesi investigativa più forte è che qualcuno, forse la stessa persona vista dal testimone, abbia voluto disfarsi dell’arma gettandola nel canale, credendo di seppellirla per sempre. Un calcolo che il tempo e nuove ricerche hanno ora vanificato.

Il caso Garlasco torna così a occupare le prime pagine non per teorie o supposizioni, ma per un fatto concreto. Un oggetto reale, fisico, che potrebbe colmare una lacuna investigativa presente fin dal primo giorno delle indagini.
L’impatto emotivo sulla famiglia Poggi è enorme. Dopo anni di dolore e domande senza risposta, si trovano ad affrontare una nuova, straziante speranza di verità. Una verità che per loro non è mai stata pienamente raggiunta.
Anche per la comunità di Garlasco, il ritrovamento riapre una ferita mai completamente rimarginata. Un paese che per anni è stato sotto i riflettori della cronaca nazione, diviso tra tifoserie processuali e il desiderio di giustizia per una giovane vita spezzata.
Gli esperti di procedura penale sottolineano la delicatezza della fase. Anche se il martello dovesse rivelarsi l’arma del delitto, stabilire chi lo ha impugnato quella mattina d’agosto del 2007 sarà un percorso complesso, che dovrà superare il vagine di eventuali nuovi processi.

Intanto, gli investigatori continuano a lavorare sul campo, alla ricerca di eventuali altri testimoni o dettagli che possano corroborare la nuova pista. L’attenzione è massima, la posta in gioco è altissima: la giustizia per Chiara Poggi.
Il ritrovamento del martello dimostra come, in cold case così intricati, nessun elemento possa essere dato per perso. La tenacia investigativa unita a nuove tecnologie può riportare alla luce prove decisive, anche a distanza di molti anni.
Mentre si attendono i risultati delle analisi, l’opinione pubblica segue con il fiato sospeso. Questo sviluppo non è solo una svolta giudiziaria, ma un monito: la verità, anche quando sembra sommersa, trova spesso la via per riemergere.
La storia di Chiara Poggi e del martello scomparso per diciotto anni diventa un simbolo di tutte le indagini che non si arrendono. Un promemoria che, nella ricerca della giustizia, ogni dettaglio conta e nessun silenzio è eterno.
Ora la palla passa alla scienza forense. Nei prossimi giorni e settimane, i suoi verdetti scriveranno il prossimo, cruciale capitolo di una tragedia che ha segnato un’intera generazione e che forse, finalmente, potrebbe trovare una svolta definitiva.