🚨 Il CAPO della ‘NDRANGHETA, noto come IL DISTRUTTORE, ha SFIDATO MELILLO dal CARCERE ed è STATO ANNIENTATO.

🚨 Il CAPO della ‘NDRANGHETA’ alias IL DISTRUTTORE SFIDÒ MELILLO dal CARCERE e FU ANNIENTATO

Una telefonata di fuoco, il 18 gennaio 2025, ha scosso le fondamenta della giustizia italiana. Dal carcere di massima sicurezza de L’Aquila, Rocco Bellocco, il boss supremo della ‘Ndrangheta soprannominato “Il Distruttore”, ha lanciato una sfida mortale al procuratore antimafia Giovanni Melillo: “Hai 48 ore per liberarmi o la tua famiglia pagherà”.

Ma Bellocco ha commesso un errore fatale: ha sfidato l’uomo sbagliato. La risposta glaciale di Melillo è stata feroce e decisa. Nessuna minaccia rimane impunita nello Stato italiano. In 48 ore è iniziata l’operazione “Distruttore Distrutto”, la più spietata vendetta antimafia della storia recente.

Un blitz contemporaneo in 15 paesi europei ha colpito l’impero criminale di Bellocco. Migliaia di agenti, 200 arresti simultanei, sequestri per 2 miliardi di euro e il totale smantellamento di 15 locali gestiti dal clan in Germania, Francia, Olanda e Spagna. Rosarno, feudo del boss, finalmente liberata dopo decenni di terrore.

Il procuratore Melillo, coordinando di persona l’operazione da Roma, ha descritto Bellocco come “un demonio incarnato”, responsabile di 273 vittime, torture, omicidi efferati e traffici di cocaina per un fatturato annuo di 3 miliardi. Un impero criminale che si estendeva dall’Aspromonte fino ad Amsterdam e oltre.

Le ore successive alla chiamata sono state un terremoto. Tutti i famigliari del boss sono stati arrestati, i conti bancari in Svizzera e nei paradisi fiscali congelati, e 500 tonnellate di cocaina sequestrate. I laboratori di raffinazione chiusi, i porti complici bloccati, e il traffico criminale disarticolato in modo definitivo.

La disperazione di Bellocco cresceva mentre il suo impero crollava pezzo dopo pezzo. Urla di rabbia nel carcere, tentativi di ricatto, offerte di milioni e finanche la volontà di collaborare arrivavano troppo tardi. Melillo ha risposto senza esitazione: “Hai già perso tutto, la giustizia non si corrompe”.

L’ondata di arresti e sequestri ha scatenato una valanga di pentimenti senza precedenti. 50 boss si sono consegnati spontaneamente, chiedendo aiuto e protezione dallo Stato in cambio della verità. Saverio Bellocco, cugino di Rocco, ha aperto le porte di un oscuro mondo di segreti mai svelati prima.

Rosarno si è trasformata in un simbolo di rinascita. Dopo 30 anni di terrore, le strade sono tornate a vivere, i negozi riaprono, e i giovani scelgono la scuola invece delle piazze di spaccio. Le istituzioni hanno preso il controllo, e la comunità si è unita per ricostruire una Calabria libera dalla morsa della criminalità.

Nel carcere de L’Aquila, il Distruttore è diventato un relitto umano. Ferito psicologicamente, isolato, e sotto costante sorveglianza per evitare atti estremi, Bellocco piange, supplica, tenta il suicidio e infine chiede di confessarsi per la prima volta. Ma la giustizia è implacabile e non ammette clemenza.

Il futuro dei giovani Bellocco è una priorità per Melillo. Cinquanta bambini sono stati affidati a famiglie oneste, con nuove identità e possibilità di vivere lontano dalla criminalità. Programmi di reinserimento, sostegno psicologico e istruzione sono le chiavi per spezzare il ciclo di violenza e paura.

Il processo che si aprirà sarà il più grande della storia antimafia italiana: oltre 2000 imputati, migliaia di documenti e testimoni, e un’attesa durata di un decennio per svelare ogni crimine, ogni omicidio, ogni segreto nascosto nelle pieghe dell’impero di Bellocco.

Il colpo inflitto da Melillo e dalle forze dell’ordine è destinato a cambiare per sempre il volto della lotta alla ‘Ndrangheta e del crimine organizzato mondiale. L’eco di questa operazione si riverbera in cinque continenti, destabilizzando cartelli, mafie e reti criminali alleate in tutto il pianeta.

Il procuratore Melillo ha concluso con una promessa solenne: la lotta continua, senza sosta finché un solo mafioso rimarrà libero. La giustizia italiana ha dimostrato la sua forza implacabile, annientando il Distruttore in appena 48 ore e lanciando un messaggio chiaro e definitivo a ogni criminale: nessuno sfida lo Stato e resta impunito.

L’Italia celebra questo trionfo, la vittoria di una giustizia coraggiosa e la riscossa di un popolo stanco di paura e oppressione. Giovanni Melillo entra nella leggenda come il magistrato che ha distrutto il Distruttore, regalando al paese una pagina di storia scritta con il sangue e la determinazione di chi ha scelto di non arrendersi mai.