Giada Bocellari DEMOLISCE la Bruzzone in diretta | Analisi e LETTURA PSICOLOGICA

Scontro in diretta tra l’avvocato Giada Bocellari e la psicologa Roberta Bruzzone: polemica sulla valutazione psicologica di Alberto Stasi. In un acceso dibattito televisivo, la difesa di Stasi ha contestato punto per punto le diagnosi espresse dalla nota criminologa, accusandola di basarsi su articoli di giornale e non sulla cartella clinica completa.

L’avvocato Bocellari, difensore di Alberto Stasi, ha demolito le tesi della dottoressa Bruzzone durante un confronto in diretta. Il fulcro della disputa è la valutazione psicologica e degli interessi sessuali di Stasi, condannato per l’omicidio di Sara Scazzi. La Bruzzone ha definito “anormali” e indicativi di una dipendenza i suoi consumi pornografici.

La criminologa ha sostenuto che la quantità e la natura del materiale trovato sul computer di Stasi, allora ventiquattrenne, fossero patologici. “Non è normale che un ragazzo di 24 anni abbia quel materiale”, ha affermato, ipotizzando una “dipendenza da contenuti pornografici estremi” legata al funzionamento personologico.

Con precisione tecnica, l’avvocato Bocellari ha ribattuto citando i manuali diagnostici DSM-5 e ICD-11. Ha chiarito che una parafilia non è di per sé un disturbo e che la diagnosi richiede sofferenza clinica o danno ad altri. Ha sottolineato come né la quantità di materiale né la sua catalogazione siano criteri diagnostici.

“La catalogazione non è patologica. Può essere un tratto di personalità, una forma di collezionismo digitale”, ha spiegato Bocellari. Ha aggiunto che il picco di consumo di pornografia si registra proprio nella fascia dei giovani adulti, smontando l’argomento dell’età anomala citato dalla Bruzzone.

Colpo di scena nello studio quando l’avvocato ha costretto la psicologa ad un’ammissione cruciale. La Bruzzone ha confermato di non aver avuto accesso all’intera cartella clinica penitenziaria di Stasi, basando la sua analisi su quanto riportato da alcuni articoli di stampa.

“Quindi la sua valutazione si è basata solamente su un articolo di giornale”, ha affermato Bocellari. Ha poi rivelato che le relazioni psicologiche carcerarie, condotte negli anni, avrebbero escluso psicopatologie parafiliche e descritto uno sviluppo psicosessuale “normalissimo” per Stasi.

La Bruzzone ha replicato di basarsi sulla perizia informatica e di non condividere le conclusioni degli psicologi del carcere. Ha insistito sul nesso tra quei contenuti e una personalità problematica, sostenendo che tali interessi “caratterizzano il funzionamento di Stasi fino al fatto reato”.

L’avvocato ha obiettato che non è possibile diagnosticare una dipendenza sessuale senza colloqui clinici. Ha elencato i criteri dell’OMS, come la perdita di controllo e la sofferenza, sottolineando che non sono deducibili dalla mera analisi di file su un computer.

“Guardare materiale porno non è un indicatore di regolazione emotiva se non viene riferito dal soggetto stesso in sede clinica”, ha dichiarato Bocellari. Ha accusato la psicologa di aver superato i limiti deontologici esprimendo giudizi su una persona non da lei valutata direttamente.

La tensione è salita quando la Bruzzone ha definito “malata” una persona con quegli interessi, per poi parlare di una possibile “guarigione” in carcere. Bocellari ha colto la contraddizione: “Qui parliamo già di una malattia conclamata che ha diagnosticato la dottoressa Abruzzone”.

La difesa ha concluso attaccando il metodo. Ha ricordato le linee guida internazionali che vietano giudizi psicologici su persone non esaminate personalmente. “Analizzare una persona solo tramite dei file digitali non è ammesso”, ha sentenziato, auspicando un “ripasso” dei manuali diagnostici da parte della criminologa.

Lo scontro evidenzia il delicato confine tra l’analisi criminologica in tv e la rigorosa valutazione clinica. Solleva questioni etiche sull’espressione pubblica di diagnosi che possono influenzare l’opinione pubblica verso un condannato, il cui percorso rieducativo in carcere prosegue da anni.

L’episodio lascia un interrogativo sul ruolo degli esperti nei media: fino a dove ci si può spingere nell’interpretare la psiche di un individuo senza un esame clinico completo? La polemica tra Bocellari e Bruzzone resterà centrale nel dibattito pubblico sul caso.