GARLASCO: Sotto le Unghie di Chiara, il DNA che Accusa Sempio. O No?

GARLASCO, PAVIA – Nuove, cruciali analisi scientifiche su gioielli e accessori indossati da Chiara Poggi la mattina del suo omicidio sono state avviate privatamente dai consulenti della famiglia, aprendo un fronte di grave tensione e interrogativi sulla gestione delle prove nel caso irrisolto da 18 anni. La notizia, trapelata durante l’ultima puntata del programma “Quarto Grado”, è stata confermata dal consulente dattiloscopico della famiglia, Dario Redaelli. Gli oggetti – orecchini, braccialetti, una collana, una cavigliera e un orologio – sarebbero stati conservati dai Poggi “come reliquie” nei sacchetti originali del repertamento dal 2007.

Secondo quanto dichiarato in trasmissione, le analisi sono già iniziate, focalizzandosi inizialmente su un orecchino ritrovato sulla scena del crimine, staccatosi dal lobo della vittima. Redaelli ha specificato che si tratta di “attività di indagine” che la difesa userà “nel momento in cui lo riterrà opportuno”. Questo punto ha immediatamente sollevato un polverone: i consulenti dei Poggi non hanno infatti comunicato alla Procura di Pavia l’avvio di queste indagini parallele.

“Non abbiamo nemmeno comunicato alla procura che stiamo procedendo con queste analisi perché siamo solo in una fase iniziale”, ha affermato Redaelli a “Quarto Grado”. Una dichiarazione che ha generato allarme e perplessità nella rete di informazione indipendente che segue il caso. La mancanza di contraddittorio e il rischio di contaminazioni comprometterebbero irrimediabilmente il valore probatorio di eventuali ritrovamenti.

Francesca Bugamelli, nota come Bugalla, voce critica centrale nel dibattito online sul caso, ha espresso forte scetticismo e preoccupazione in una lunga analisi live. “Se c’era una speranza di poter trovare un’altra prova che consolidasse le accuse, l’abbiamo completamente bruciata. Anzi, la famiglia della vittima l’ha completamente bruciata, consapevole di ciò che sta facendo”, ha dichiarato, definendo la mossa “assurda, vergognosa, inquietante”.

Il nodo cruciale riguarda la catena di custodia. Questi reperti, secondo quanto ricostruito, furono restituiti alla famiglia Poggi già nel 2010, dopo il primo processo d’appello, senza essere mai stati sottoposti ad analisi approfondite. La Procura, all’epoca, ne avrebbe negato l’approfondimento istruttorio. La loro esclusione dall’incidente probatorio in corso sarebbe stata, stando a Redaelli, una “decisione della procura”.

L’importanza potenziale di questi oggetti è enorme. Essendo stati indossati da Chiara al momento dell’aggressione, eventuali tracce biologiche maschili rinvenute su di essi – specialmente un aplotipo Y riconducibile alla linea paterna di Andrea Sempio – avrebbero un peso probatorio decisivo. Sempio, amico del fratello di Chiara, è l’indagato principale nelle nuove indagini.

“L’importante di quei reperti sarebbe trovare un eventuale Y di Andrea Sempio”, ha spiegato Bugamelli. “Perché lui a quel punto vuol dire che ha toccato Chiara Poggi nel momento in cui l’ha uccisa. Di certo se c’è il DNA di Andrea Sempio è incriminante, perché tutte le contaminazioni del mondo, ma Andrea Sempio non aveva la possibilità di contaminarli”.

La polemica si intreccia con le aspre critiche mosse all’ultima puntata di “Quarto Grado”, accusata da più parti di fare informazione attraverso il “rage bait”, una strategia comunicativa che punta a generare rabbia e indignazione per alimentare condivisioni e audience. Il programma, secondo questa tesi, avrebbe proposto argomentazioni “facilmente smontabili” per creare il cosiddetto “circo mediatico”.

In studio, è esploso anche un aspro scontro tra il generale dei RIS Luciano Garofano e l’avvocato Andrea Gallo, culminato con Garofano che, alzandosi minacciosamente, ha intimato all’avvocato di tacere. Una dinamica giudicata da molti spettatori come un teatrino per deviare l’attenzione da domande scomode sulle omissioni investigative del 2007.

Nel frattempo, prosegue la battaglia sulla prova scientifica cardine: il DNA parziale riconducibile alla linea paterna di Sempio trovato sotto le unghie di Chiara. La difesa di Sempio, in vista dell’udienza del 18 dicembre che chiuderà l’incidente probatorio, sta costruendo la teoria del “DNA di background”, sostenendo che si tratterebbe di una traccia preesistente e persistente, non legata all’aggressione.

Una teoria che i critici considerano un arrampicamento sugli specchi, soprattutto perché non spiegherebbe l’assenza, su quelle stesse unghie, del DNA di Alberto Stasi (all’epoca fidanzato di Chiara) o dei familiari conviventi. “Il fatto che non ci fosse quello di Alberto significa semplicemente che Chiara Poggi è una persona pulita”, ha ironizzato Bugamelli, sottolineando l’illogicità dell’assunto.

La situazione si complica ulteriormente con l’ingresso nel caso di una nuova figura televisiva, la criminologa Anna Vagli, subentrata a “Quarto Grado” a Roberta Bruzzone. Anche Vagli è stata immediatamente coinvolta in polemiche, dopo che sui social è circolato uno screenshot che la ritraeva in compagnia di Paola K, la madre di Andrea Sempio, con una didascalia che recitava “con il tocco di Paola”.

L’episodio delle analisi private sui monili di Chiara Poggi rappresenta dunque una svolta ad alto rischio. Getta un’ombra di opacità e sospetto sulla gestione delle prove, rischia di compromettere evidenze potenzialmente decisive e alimenta lo scontro frontale tra le parti in causa. Il 18 dicembre, con la chiusura dell’incidente probatorio, la giudice Daniela Garlaschelli dovrà valutare se ammettere o meno il DNA di Sempio come prova in un eventuale futuro processo.

Tutto ciò avviene mentre la Procura di Brescia indaga su un computer di proprietà della Procura di Pavia ma in uso all’ex procuratore Mario Venditti, computer che potrebbe contenere elementi rilevanti. Il caso di Garlasco, a 18 anni dal barbaro omicidio della studentessa, continua a scivolare in un labirinto di polemiche, contro-indagini e una guerra mediatica senza esclusione di colpi, dove la ricerca della verità sembra sempre più ostacolata dalla ricerca del protagonismo.