Nuove rivelazioni nel caso di Garlasco: analisi fotografica accusa i Carabinieri di aver alterato la scena del crimine

Una scrupolosa analisi fotografica delle immagini scattate nella camera da letto di Chiara Poggi, la vittima del noto omicidio di Garlasco del 2007, solleva interrogativi gravissimi sulla condotta delle indagini. Le foto, parte del fascicolo processuale, mostrerebbero inequivocabili spostamenti di oggetti chiave da parte degli stessi militari dell’Arma intervenuti sul posto.
La denuncia arriva dalla giornalista e conduttrice Francesca Bugamelli, in arte Bugalla, che nel suo ultimo video-inchiesta ha messo a confronto la sequenza temporale degli scatti. Le immagini, studiate anche dal ricercatore Gian Guido Zurli, ritraggono dettagli della stanza inviolata. Tra questi, un completino intimo, una scatola di collant e una custodia per DVD.
Nella prima fotografia, i tre oggetti sono visibili in una precisa posizione sul pavimento. Il completino risulterà poi sequestrato, mentre collant e custodia DVD non furono mai repertati. Il confronto con lo scatto successivo, eseguito a distanza di pochi minuti, rivela però una situazione mutata. La scatola di collant appare magicamente spostata sopra la custodia DVD.
Non è tutto. La superficie della custodia DVD, che nella prima immagine presentava delle strane abrasioni o segni, nella foto seguente risulta perfettamente liscia e intatta. Un alterazione fisica inspiegabile, avvenuta nel lasso di tempo in cui solo i Carabinieri avevano accesso alla scena. Un dettaglio che assume peso enorme in un’indagine per omicidio.

Successivamente, una terza inquadratura mostra un ulteriore riassetto degli stessi oggetti. Il completino e i collant vengono accostati, mentre la scatola di collant cambia nuovamente posizione. Queste manipolazioni, secondo l’esposizione di Bugamelli, non sono mai state dichiarate in alcun verbale operativo, violando i protocolli fondamentali per la preservazione delle prove.
La giornalista sottolinea come non sia rilevante la discordanza dell’orario stampato sulle foto, bensì il tempo trascorso tra uno scatto e l’altro. La prima foto nella stanza della vittima fu scattata, secondo i metadati, alle 14:21, mentre la serie successiva è delle 16:43. In oltre due ore, la scena subì modifiche non documentate.
“Ci vorreste raccontare perché sono stati spostati questi oggetti e perché non è stato messo tutto a verbale?”, chiede pubblicamente Bugamelli, rivolgendosi direttamente ai Carabinieri che operarono a Garlasco. La conduttrice invita a fornire spiegazioni il capitano Cassese, all’epoca a capo delle indagini, o qualsiasi altro diretto interessato.

L’alterazione della scena del crimine rappresenta un gravissimo vulnus processuale. Ogni oggetto nella stanza di Chiara Poggi era potenziale fonte di DNA, impronte o indizi contestuali. Spostarli senza tracciare meticolosamente ogni azione compromette irrimediabilmente la ricostruzione dei fatti e la ricerca della verità.
Queste nuove rivelazioni si inseriscono in un quadro investigativo già ampiamente criticato. Il “Salotto Giallo”, il programma di Bugamelli, da tempo analizza le ombre del caso con un team di esperti, tra cui il medico legale Pasquale Bacco e il professor Andrea Velardi. La scoperta fotografica aggiunge un tassello cruciale.
La custodia DVD non controllata, i collant mai repertati e i loro inspiegabili movimenti sollevano un dubbio atroce: quanta verità è stata accidentalmente o volontariamente oscurata in quelle prime, fondamentali ore? La dinamica passionale spesso ipotizzata avrebbe potuto trovare conferma o smentita proprio in quegli oggetti.

L’appello è ora alle istituzioni. I diretti responsabili di quelle operazioni sono chiamati a una trasparente assunzione di responsabilità. La famiglia Poggi e l’opinione pubblica attendono da anni giustizia. Queste foto suggeriscono che il percorso per ottenerla potrebbe essere stato deviato fin dall’inizio.
Bugamelli conclude annunciando per domani un nuovo video con un’altra scoperta inedita riguardante Andrea Sempio, all’epoca fidanzato di Chiara e coinvolto nelle indagini. Il caso di Garlasco, a quasi diciotto anni di distanza, continua a scuotersi, dimostrando che la ricerca della verità non conosce prescrizione.
Le fotografie analizzate sono state rese pubbliche e messe a disposizione di tutti, in un’estrema operazione di trasparenza. Un gesto che contrasta con le opacità denunciate e che ribadisce un principio: in un’indagine, ogni azione deve resistere al scrutinio della luce, soprattutto quella dell’obiettivo.
