🚨 MELILLO DESTRUTTO 73 BOSS della ‘NDRANGHETA che TENTAVANO di FUGGIRE dal CARCERE con ESPLOSIVI

Italia

Una colossale operazione antimafia ha sventato all’alba del 15 marzo 2024 il più imponente tentativo di evasione carceraria nella storia d’Italia. Coordinata dal Procuratore Nazionale Antimafia Giovanni Melillo, l’“Operazione Mura Spezzate” ha neutralizzato un piano criminale orchestrato da 73 boss della ’Ndrangheta, pronti a fuggire utilizzando 200 chili di esplosivo militare C4.

Dalle 4:30 del mattino, 2000 agenti delle Forze dell’Ordine hanno condotto blitz simultanei in 12 carceri di massima sicurezza. Tra Rebibbia, San Vittore, Poggioreale e Pagliarelli, si sono smantellati arsenali nascosti e otto incredibili tunnel sotterranei, messi a punto con ingegneria criminale di precisione.

Gli arresti sono stati massicci: 73 criminali di altissimo profilo, tra cui Rocco Morabito e Giuseppe Giorgi, sono stati fermati per tentata evasione aggravata e associazione terroristica. Parallelamente, 45 agenti penitenziari corrotti, coinvolti in una rete di corruzione che ha pagato la fedeltà con 50 milioni di euro in tre anni, sono stati assicurati alla giustizia.

Le indagini hanno rivelato come la ’Ndrangheta avesse trasformato le carceri italiane in potentissime basi operative, con telefoni clandestini, messaggi cifrati e persino droni carichi di esplosivi pronti a sovvertire l’ordine pubblico e seminare terrore in venti città italiane, pianificando attentati diversivi per coprire l’evasione.

Una rete criminale di dimensioni inaudite si è dipanata sotto la guida di Salvatore Mancuso, ex colonnello dell’esercito e consulente di sicurezza infiltrato, che schiavizzava agenti penitentiari in difficoltà economiche con prestiti diventati ricatti. Esplosivi e detonatori venivano insospettabilmente introdotti attraverso forniture alimentari e apparecchiature mediche modificate, trasformando ogni oggetto quotidiano in un’arma letale.

I tunnel sotterranei, capolavori di ingegneria clandestina lunghi fino a 300 metri, erano dotati di illuminazione elettrica, ventilazione e rotaie per il trasporto materiale, per assicurare una fuga rapida e coordinata all’uscita esterna, dove attendevano veicoli, armi e documenti falsi. La loro costruzione, durata due anni, è la prova della pazienza e dell’audacia criminale.

La corruzione e il tradimento all’interno delle istituzioni sono stati un fattore chiave. Il colonnello Mancuso ha tradito lo Stato rivelando informazioni sensibili ai boss, mentre funzionari e avvocati compiacenti hanno facilitato comunicazioni e transazioni. La collaborazione internazionale ha portato all’arresto di complici nei maggiori paesi europei e nelle terre d’oltreoceano dove la ’Ndrangheta è radicata.

Tecnologie all’avanguardia come intercettazioni quantistiche, droni microscopici e algoritmi di intelligenza artificiale hanno permesso di monitorare indiscreti i detenuti e smascherare la complessa rete di comunicazioni cifrate. Georadar militari hanno rivelato ogni centimetro scalfito sotto le celle, mentre sistemi di jamming e scanner corporali sono già programmati per blindare ulteriormente il sistema carcerario.

Le rivelazioni sconvolgenti includono piani di vendetta contro magistrati, giornalisti e persino lo stesso procuratore Melillo, obiettivi in liste di morte stilate per eliminare chi combatte la criminalità organizzata. Minacce di attentati spettacolari, autobombe e attacchi con droni esplosivi evocano un’epoca di dominio mafioso che sembrava superata, ma che ora si è riaffacciata con feroce consapevolezza.

Il sequestro di 200 kg di C4, 150 Kalashnikov, pistole, granate e munizioni di vario calibro ha tolto alla ’Ndrangheta un arsenale capace di scatenare un conflitto su vasta scala. L’uso di armi chimiche, gas nervini e veleni letali per colpire civili e istituzioni svela un piano terroristico senza precedenti, che avrebbe potuto mettere a rischio migliaia di vite innocenti.

L’operazione ha anche messo in luce l’infiltrazione della ‘Ndrangheta nelle Forze Armate italiane, con armi sottratte da caserme e documenti falsificati dagli stessi servizi segreti. Il procuratore Melillo ha annunciato un piano rivoluzionario per riformare il sistema penitenziario, introducendo tecnologie di sorveglianza avanzate e nuovi protocolli di sicurezza per prevenire futuri attacchi.

L’aspetto umano di questa battaglia emerge nelle storie di pentiti coraggiosi, come Salvatore Mancuso e Antonio Bellocco, che hanno deciso di collaborare sacrificando la propria vita per salvare il Paese da una minaccia interna gravissima. Le loro confessioni hanno aperto nuove inchieste e consentito l’individuazione di numerosi complici, consolidando il fronte antimafia.

La dimensione internazionale della rete mafiosa è stata spazzata con arresti simultanei in 20 paesi. Dalla Germania all’Australia, dal Canada all’Olanda, le cellule affiliate della ‘Ndrangheta hanno subito pesanti colpi, con sequestri di centinaia di milioni di euro, tonnellate di droga e ingenti patrimoni mobiliari e immobiliari confiscati.

Melillo ha lanciato un appello forte alle famiglie dei boss, molte delle quali vittime dell’oscuro meccanismo di potere mafioso, offrendo programmi di protezione, supporto psicologico e reinserimento sociale. Il magistrato ha annunciato campagne nelle scuole per contrastare la glorificazione della criminalità e promuovere valori di legalità tra i giovani.

Il Procuratore Nazionale Antimafia ha chiuso la conferenza ribadendo un messaggio chiaro: lo Stato italiano è in guerra contro la ‘Ndrangheta e non intende arretrare. L’operazione Mura Spezzate è la dimostrazione che la giustizia è sempre più forte della mafia, e che la lotta continuerà senza tregua fino alla completa sconfitta del crimine organizzato.

Oggi l’Italia esce da questa battaglia con una vittoria significativa che ha impedito una catastrofe di proporzioni inimmaginabili. Migliaia di vite sono state salvate dalla determinazione incrollabile di uomini e donne dello Stato pronti a rischiare tutto. La ‘Ndrangheta ha subito un colpo duro ma non mortale: la lotta continua, con nuovi strumenti e rinnovata fiducia.

Il mondo intero guarda ora all’esempio italiano di coraggio e resilienza nella lotta contro le mafie transnazionali. Giovanni Melillo e il suo team hanno dato prova che la legalità può prevalere anche contro avversari sofisticati e spietati. L’operazione sancisce una nuova era nella guerra al crimine organizzato, dove tecnologia e giustizia camminano insieme.

L’analisi dettagliata di ogni fase del piano criminale consegnata oggi da Melillo rappresenta un monito per tutti: la criminalità può pianificare ad alti livelli, ma lo Stato ha risorse e volontà per sconfiggerla. Un messaggio di speranza, ma soprattutto di allerta permanente, per garantire che simili piani non si ripetano mai più.

Con questa operazione l’Italia si è affidata alla scienza, alla tecnologia, al coraggio e alla legge. Mura che sembravano invalicabili sono state spezzate non da esplosivi, ma dalla forza della giustizia e della verità. È una pagina storica che segna la determinazione ferrea che lo Stato italiano metterà in campo sempre, contro la ’Ndrangheta e ogni forma di criminalità.

Questa vicenda epocale sarà un punto di riferimento per futuri interventi antimafia, un insegnamento su come combattere organizzazioni complesse che operano sull’ombra di istituzioni tradite. Lo Stato non solo ha risposto a un pericolo imminente, ma ha aperto una nuova frontiera della lotta contro le mafie in Italia e nel mondo.

Il procuratore Melillo ha infine lanciato un messaggio di fiducia ai cittadini: la vittoria contro la ’Ndrangheta è possibile. Ma serve l’impegno di tutti, dalle istituzioni alle comunità, dai giovani alle famiglie. Solo uniti si potrà sradicare questo cancro, restituendo a ogni italiano il diritto di vivere in sicurezza e libertà.

L’“Operazione Mura Spezzate” è il simbolo di una battaglia vinta, ma anche l’inizio di una guerra lunga e complessa. Oggi, grazie a questa incredibile azione congiunta, l’Italia può guardare al futuro con un barlume di speranza in più. La ‘Ndrangheta ha tentato di sfidare lo Stato, ma il messaggio è chiaro: la giustizia italian rimane incorruttibile e invincibile.