Rivelazioni Scioccanti: Le Attività Facebook di Andrea Sempio Svelano Coincidenze Inquietanti nel Caso dell’Omicidio di Chiara Poggi a Garlasco, 18 Anni Dopo! Un’Indagine Meticolosa Rivela Post e Immagini che Sembrano Seguire le Tappe Giudiziarie di Alberto Stasi, Mentre Sempio Interagisce con Contenuti Estremi e Sconcertanti. Scopri Come Ogni Dettaglio Digitale Potrebbe Illuminare le Ombre di un Delitto che ha Segnato la Cronaca Italiana!

Garlasco, nuove rivelazioni dall’account Facebook di Andrea Sempio. Immagini inquietanti e coincidenze temporali finiscono sotto la lente d’ingrandimento, in un caso che continua a sollevare interrogativi dopo 18 anni.

Un’indagine sociale parallela, condotta attraverso lo studio meticoloso del profilo Facebook pubblico di Andrea Sempio, attuale indagato per l’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco, ha portato alla luce contenuti dalla forte carica simbolica. Le attività dell’uomo, sebbene il profilo sia inattivo dal 2020, mostrano pubblicazioni in date cruciali del processo ad Alberto Stasi, già condannato per il delitto.

Il lavoro, divulgato dalla giornalista Francesca Bugamelli, si basa su segnalazioni del pubblico e su un’analisi minuziosa durata mesi. Emerge un pattern di condivisioni che sembra seguire, come una macabra cronologia, le tappe giudiziarie di Stasi. Un post raffigurante “La donna di spalle, il ragazzo biondo e la volpe” apparve il 17 dicembre 2014, giorno della condanna in Appello di Stasi.

Il giorno dopo la condanna definitiva, Sempio pubblicò un’immagine di una pittura rupestre che ritrae il sacrificio di un agnello. Coincidenze che hanno già attirato l’attenzione della Procura di Pavia, la quale ha acquisito questi materiali. Ma lo scandaglio del profilo, confermato essere autentico dalla presenza tra gli amici di familiari e legali, ha fatto emergere un altro elemento potenzialmente esplosivo.

Il 27 marzo 2017, vigilia dell’archiviazione delle indagini a suo carico decisa dalla Procura di Milano, l’account di Sempio risultava interagire con una pagina Facebook estrema. Questa pagina, di origine italiana sebbene in inglese, pubblicò in quella notte una serie sconcertante di immagini di lottatori che si infliggono tagli con lamette da barba.

Le fotografie, ritoccate in negativo per le policy di YouTube ma disponibili in originale, mostrano volti coperti di sangue. Una scena che evoca le parole dei Carabinieri descriventi Chiara Poggi come “una maschera di sangue”. Sul corpo della vittima erano presenti tagli sottili e simmetrici sulle palpebre, ferite non letali ma capaci di produrre una copiosa fuoriuscita ematica.

Proprio l’uso di una lametta da barba è stato a lungo ipotizzato come possibile strumento per quelle lesioni. Il parere del medico legale consultato, il dottor Pasquale Bacco, conferma la compatibilità: il taglio sottile di una lametta corrisponderebbe alle ferite riscontrate, permettendo di controllare profondità e flusso sanguigno. La pagina in questione, dedicata a grafiche estreme, risultava attiva solo in altre due occasioni nel 2017.

Una pubblicazione del 25 maggio mostrava un video di resistenza al dolore, tema che richiama dichiarazioni di Sempio su prove di forza autoimposte. L’ultima attività, il 2 ottobre, linkava a un video le cui immagini ricordano da vicino le condizioni del volto di Chiara Poggi. Queste scoperte si intrecciano con altre ombre investigative, come le carenze e le presunte manipolazioni della scena del crimine denunciate più volte.

Inoltre, riemergono le intercettazioni in cui Sempio sembrava essere a conoscenza dell’archiviazione prima della data ufficiale del 28 marzo 2017. Una circostanza che assume nuovi contorni alla luce dell’attività Facebook registrata nella notte tra il 27 e il 28. La giornalista sottolinea come Meta conservi l’intera cronologia delle attività utente, accessibile alle autorità internazionali.

L’invito è quindi a un riesame di questi elementi, non come accusa ma come contributo a un’indagine che non può ignorare alcuna coincidenza. La divulgazione di questi materiali avviene nel solco della libertà di stampa, con la speranza che possano essere valutati sia dalla comunità investigativa che dall’opinione pubblica, in un caso che ha segnato la cronaca nera italiana.

La vicenda di Garlasco, a distanza di 18 anni, dimostra come il percorso verso la verità possa passare anche attraverso le tracce digitali lasciate nel tempo. Ogni dettaglio, per quanto apparentemente remoto o simbolico, merita di essere contestualizzato alla luce delle nuove indagini e delle persistenti zone d’ombra che avvolgono la morte di Chiara Poggi.