Trieste, Italia – Un nuovo, sconvolgente sviluppo scuote il caso della scomparsa e morte di Liliana Resinovich, aprendo una fase giudiziaria drammatica. Fonti investigative confermano l’arresto del vicino di casa della donna, un uomo già noto agli inquirenti, nell’ambito delle indagini per omicidio volontario. La notizia arriva dopo mesi di indagini serrate, perizie contrastanti e un acceso dibattito pubblico che aveva diviso l’opinione pubblica tra chi sosteneva la pista del suicidio e chi invece gridava all’omicidio.

L’arresto, eseguito all’alba dagli agenti della Squadra Mobile di Trieste, rappresenta una svolta cruciale in una vicenda finora dominata da zone d’ombra e ipotesi inconciliabili. L’uomo, il cui nome non è stato ancora reso noto per disposizione della magistratura, sarebbe stato fermato sulla base di nuovi elementi emersi dalle recenti indagini tecniche e dalla rilettura di alcune testimonianze.
Secondo quanto appreso, i pubblici ministeri coordinatori dell’inchiesta avrebbero ricevuto un aggiornamento decisivo dalle analisi forensi, con particolare riferimento alla microfrattura alla vertebra T2 rinvenuta sul corpo di Liliana. Una lesione che, secondo il pool di consulenti guidato dal professor Vittorio Fineschi, costituirebbe un indizio forte di un trauma da forza esterna antecedente alla morte.
Proprio questa perizia, a lungo oggetto di scontro tra esperti di parte, sembra aver fornito alla Procura il presupposto per compiere un passo formale di grande impatto. L’iscrizione nel registro degli indagati di Sebastiano Visintin, il marito, per omicidio volontario aveva già segnalato una netta sterzata nelle indagini. L’arresto del vicino indica ora che il ventaglio dei sospettati si è allargato in modo significativo.
Le indagini si sono concentrate in queste ultime settimane sulle relazioni e sui movimenti nella cerchia più prossima alla vittima. Fonti vicine all’inchiesta lasciano intendere che il vicino arrestato sarebbe stato oggetto di attenzione per alcune incongruenze nella sua prima testimonianza e per la sua presenza in un’area cruciale nella mattina della scomparsa di Liliana.

Particolare rilevanza avrebbero avuto le immagini delle telecamere di videosorveglianza della vicina Scuola Allievi di Polizia, che riprendono una figura femminile identica a Liliana tra le 8:41 e le 8:50. L’analisi meticolosa di quei fotogrammi e dei percorsi possibili ha portato gli investigatori a ricostruire una timeline serrata, nella quale il ruolo del vicino sarebbe emerso in maniera sospetta.
La testimonianza dell’amica Gabriella, che percorse lo stesso tragitto pochi minuti dopo senza incrociare Liliana, aveva già sollevato l’ipotesi che la donna potesse essere salita su un’auto con qualcuno di fidato. Le indagini si sono ora concentrate su chi, in quella ristretta cerchia di conoscenze, avesse la possibilità di incontrarla in quel preciso momento senza destare allarme.
L’arresto getta una luce nuova anche sulle voci mai sopite di tensioni e rapporti logori nel quartiere. Alcuni vicini, riascoltati di recente, avrebbero fornito dettagli più precisi su movimenti insoliti e su dinamiche interpersonali osservate nei giorni precedenti la tragedia, elementi che hanno contribuito a comporre un quadro più definito per gli inquirenti.

La difesa di Sebastiano Visintin, attraverso il suo legale, ha già annunciato che valuterà attentamente questa nuova evoluzione. L’avvocato ha ribadito la piena fiducia nel lavoro della magistratura, sottolineando come il suo assistito abbia sempre chiesto che si indagasse su tutti, senza preclusioni, per arrivare a una verità giudiziaria solida.
Dall’altra parte, la famiglia Resinovich, tramite il fratello Sergio, ha espresso un cauto sollievo per lo sviluppo delle indagini. La speranza è che questo arresto possa rappresentare un passo decisivo verso la chiarificazione piena di una vicenda che ha causato un dolore immenso, chiedendo che ogni elemento venga portato fino in fondo senza lasciare nulla di inesplorato.
Il ruolo dell’amico di famiglia Claudio Sterpen, voce pubblica più critica verso Visintin e strenuo sostenitore dell’ipotesi omicidio, rimane al momento in secondo piano. Le sue dichiarazioni passate, tuttavia, hanno contribuito a tenere alta l’attenzione sul caso e a sollevare quelle domande scomode che spesso spingono le indagini a scavare più a fondo.

Ora l’attenzione si sposta sulle prossime ore. L’arrestato sarà condotto in carcere in attesa dell’interrogatorio di garanzia dinanzi al giudice. I magistrati dovranno valutare la solidità delle prove raccolte e decidere se confermare la misura cautelare, mentre gli investigatori continueranno a lavorare per consolidare il quadro probatorio.
Il caso Resinovich, da mistero irrisolto che divideva l’opinione pubblica, entra dunque in una fase giudiziaria concretissima. Un arresto che non chiude il cerchio, ma che impone una nuova, dolorosa lettura dei fatti e delle relazioni umane che circondavano Liliana, una donna la cui scomparsa ha scavato un solco profondo nella comunità triestina.
La ricerca della verità prosegue ora in aula, tra atti giudiziari e dibattimenti, mentre la città trattiene il fiato di fronte a una svolta che promette, forse, di dare un nome e un volto all’ombra che ha portato via Liliana in quella gelida mattina d’inverno. La storia è lungi dall’essere conclusa, ma oggi ha imboccato una strada nuova e irrevocabile.
